In Bielorussia profughi «rinchiusi e torturati»

Paolo Lambruschi, inviato a Bialystok (Polonia) lunedì 14 marzo 2022
Siriani e curdi, afghani, yemeniti e africani in fuga da guerre e persecuzioni provano a superare il confine dimenticato tra Polonia e Bielorussia: ma per loro l’Europa resta una fortezza

La lanterna verde è rimasta accesa, ostinatamente. Illumina la notte della foresta di Pogorzelce, dove inizia la zona rossa al confine dimenticato tra Polonia e Bielorussia, dove il filo spinato separa l’Europa dal fedele alleato della Russia di Putin. Un’altra frontiera di orrori e violenze più a Nord di quella con l’Ucraina, attraverso la quale provano a passare profughi siriani e curdi, afghani, yemeniti e africani in fuga da guerre e persecuzioni. Ma per loro l’Europa resta una fortezza.
Li aveva invitati la Bielorussia del dittatore Lukashenko, concedendo visti turistici con passaggi in autobus verso il confine polacco per mettere in difficoltà l’Ue lo scorso autunno. A loro si sono uniti nelle ultime settimane gli stranieri in fuga da Mosca. Prigionieri nella terra di nessuno davanti al filo spinato che “Avvenire” il 15 novembre aveva denunciato nell’inserto “Se questa è Europa”.


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Articolo tratto da https://www.avvenire.it/

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