Di: Franco Cacciotto – L’Ortobone Nuoro https://www.ortobene.net/
Relazioni. Dal 2015 i volontari gestiscono una casa in città, l’accompagnamento per puntare all’autonomia degli ospiti
Se è vero che il giusto non ha bisogno di suonare la tromba per annunciare il bene che compie, è altrettanto vero che il bene deve essere raccontato, specie quando non fa notizia. Per questo è giusto raccontare la storia di una associazione che nel suo piccolo dà gambe e cuore alla parola accoglienza.
Nata nel 2015, nel pieno di quella che fu definita una emergenza, Nuoro Migrantes è composta da volontari di varia estrazione e differenti sensibilità uniti però dal comune desiderio di spendersi per gli ultimi, i migranti.
Un impegno che è andato via via strutturandosi anche grazie a uno spazio fisico, casa Moro nel rione di Santu Predu prima, da tre anni in casa Asproni a pochi passi dalla Cattedrale.
La presidente è Rosanna Massidda, insieme agli altri volontari ci accoglie nella sede di Sud Equo, in via Antonio Mereu, lì dove ogni martedì da sempre si riuniscono.
L’associazione si autofinanzia, ogni mese ciascuno dà del suo, in sole due occasioni
ha avuto accesso ad altri fondi, per un bando comunale e per un progetto dell’8xmille della chiesa Valdese.
In cinque anni oltre ottanta persone di tante differenti nazionalità (dall’Africa all’est Europa) hanno ricevuto ospitalità, non solo un tetto ma anche la garanzia di assistenza sotto l’aspetto legale – della burocrazia abbiamo detto in altre occasioni – e sanitario. «La collaborazione con altre realtà che operano in città, dalla Caritas alle Vincenziane, è buona, più importante è – sottolineano i volontari – quella con le istituzioni: Comune e Questura su tutte».
Attualmente gli ospiti sono cinque, «il nostro focus – proseguono i volontari – è il progetto di vita, lo studio, la formazione professionale, il lavoro». Ora c’è chi sta seguendo un corso per diventare Oss, chi dopo la pausa forzata della pandemia ha potuto riprendere la stagione in costa, la maggior parte lavora in campagna come pastore o nella coltivazione. Fondamentale è da questo punto vista la residenza, non averla significa restare ai margini, invisibili.
La mancata integrazione passa anche e soprattutto da qui, Nuoro non si è dimostrata particolarmente sensibile, c’è diffidenza da parte dei padroni di casa ad affittare ma anche l’amministrazione non ha piena contezza del proprio patrimonio per poter eventualmente destinare nuovi spazi a questo scopo.
Dal canto suo l’associazione si impegna a offrire delle referenze, a farsi in qualche modo garante, spesso senza fortuna.
In casa Asproni, intanto, si punta a far diventare gli ospiti sempre più autonomi, all’autogestione degli spazi, alla responsabilizzazione per la pulizia, la spesa, pur garantendo i volontari una presenza costante. «La carta vincente – sottolineano – è la relazione».
I volti non mentono, dal racconto delle esperienze vissute in questi anni emerge chiaramente quanto sia stato e sia reale il contatto umano, la vicinanza, l’accompagnamento, in qualche caso anche con la giusta dose di severità, sempre accolta, dato che in questo anni non si è verificato un
solo episodio negativo. Senza clamore l’impegno quotidiano va avanti, il bene nonostante tutto si fa strada specie dove si fa fatica a guardare, oltre paure e pregiudizi.